COSTRUZIONE DEL PEDALE SUSTAIN PER PIANOFORTE ELETTRONICO

Il pedale sustain di un pianoforte elettronico è sostanzialmente un interruttore a pulsante, tipo quello del campanello, finché lo premi funziona, quando lo lasci smette. Nulla di complesso quindi, un qualunque pulsante va bene, purché sia silenzioso. Non sarebbe piacevole sentire “tic” ogni volta che lo premi…

MALFATTI COME NON VAN FATTI

La realizzazione del pedale sustain per le tastiere Kurzweil, ma anche di altre marche, è il frutto di una accurata progettazione e di un complesso studio, finalizzati, come per tanti altri oggetti, a non farlo durare a lungo. Per quale altro motivo si dovrebbe far lavorare a trazione la plastica rigida? La tecnica usata è questa: si prende una vite metallica e gli si ancora la testa ad un supporto plastico, poi si fa in modo che l’altra estremità della vite, quella libera, sia sollecitata a trazione. Ne deriva che inevitabilmente la testa della vite rompe la plastica e il pedale sustain è da buttare. La sollecitazione di trazione sulla vite è data da una molla, tenuta perennemente in compressione per mantenere il pedale sustain in posizione sollevata. Durante l’uso la sollecitazione aumenta, la molla, viene ulteriormente compressa generando un maggiore sforzo di trazione sulla vite e quindi sulla plastica. Abbiamo raggiunto un elevato livello tecnologico e conosciamo perfettamente la durata e la resistenza dei materiali e per cosa usiamo queste conoscenze? Non certo per costruire oggetti quasi eterni, ma per farli reggere fino al giorno dopo la scadenza della garanzia e venderne di nuovi. Pedali analoghi degli anni 80-90 stanno ancora svolgendo la loro funzione, le aziende che li produssero hanno chiuso.

Pedale sustain - Schema

Pedale sustain – Schema

Altro problema del pedale sustain è il peso, è talmente leggero che non sta fermo durante l’uso e sei costretto a rincorrerlo col piede. Per forza, è di plastica.

Gli ingranaggi degli elettrodomestici un tempo di acciaio o ottone ora sono di plastica, per non parlare dei meccanismi a leva, sempre di plastica, che quando li vedi ti urlano “ciao, sono fatto per rompermi”.

Plastica, grande invenzione usata male, e le isole di plastica si ingrandiscono nei mari della terra, e noi di cosa ci preoccupiamo? Di scaricare il costo dei sacchetti dell’ortofrutta su chi li usa. Gratis non sono mai stati, pesavano sui costi generali del negozi finendo comunque a carico dei clienti. La follia era che non fossero biodegradabili, bastava introdurre il requisito della biodegradabilità. Avrebbero dovuto semmai farci pagare quelli non biodegradabili per disincentivarne il consumo. Ma ora che sono biodegradabili e potremmo usarne a vagonate, tanto si dissolvono da soli, perché farceli pagare? Solo per garantire un nuovo introito al signor governo, una nuova tassa truccata da “rispetto per l’ambiente”!

I MATERIALI

Ecco quindi la mia realizzazione del pedale sustain Kurzweil, a nudo senza verniciatura e ricoprimento.

Pedale sustain - Realizzazione

Pedale sustain – Realizzazione

Il meccanismo è del tutto analogo a quello Kurzweil ma è interamente in metallo, dunque pesante, stabile e soprattutto resistente. Lo so, “a nudo non brilla per bellezza”, ma è un male piuttosto diffuso anche fra gli umani…

Ferro: La lamiera di base di spessore 5 mm. La vite della molla. Il supporto della vite.

Alluminio: Il cardine. Il pedale (ricavato tagliando un profilo rettangolare).

Gomma: Il fine corsa del pedale. I piedini sotto alla base.

Acciaio: La molla.

Pedale sustain - Molla di rimando

Pedale sustain – Molla di rimando

Il supporto è rivestito con un pezzo di pelle nel punto dove appoggia il pedale quando non è premuto, per abbattere il rumore al ritorno del pedale.

L’INTERRUTTORE A PULSANTE

L’interruttore è ricavato da un tasto della pedaliera di un organo Farfisa anni 70. Si tratta di una lunga molla in acciaio armonico che si flette quando il pedale sustain viene premuto, andando a chiudere il circuito su un filo posto perpendicolarmente all’asse della molla.

Pedale sustain - Interruttore

Pedale sustain – Interruttore

Gli organi Farfisa e Gem usavano questa solida tecnologia sia per i tasti manuali che per le pedaliere. Per fare manutenzione si svitavano 2 viti situate al di sotto della tastiera e questa si sollevava rimanendo incernierata sul lato lungo dove sono incernierati i tasti, mettendo in mostra i contatti. Una spruzzata di disossidante per contatti elettrici e si richiudeva, tempo meno di 5 minuti. Dagli anni 90 le nuove tecnologie a suoni campionati hanno sostituito quelle di sintesi. In queste tastiere (ho avuto Roland U20 e XP50, Yamaha MOTIF e Kurzweil FORTE). i contatti sono una serie di dischetti di grafite attaccati a supporti in gomma chiamati “gommini”. Sono analoghi a quelli dei telecomandi per TV. Il tasto preme il gommino ed il dischetto di grafite va a collegare due piste su un circuito stampato. Per far manutenzione ai contatti dei tasti si deve capovolgere la tastiera e rimuovere il pannello di fondo svitando almeno 20 viti. Con la tastiera in questa posizione però i contatti dei tasti sono l’ultima cosa sul fondo. Per arrivarci occorre smontare una ad una tutte le basette dei circuiti e finalmente si arriva ai gommini, che vanno rimossi con cautela sperando di non romperli. Si puliscono poi i contatti sul circuito stampato e le grafiti sui gommini e si rimonta tutto, un vero stress di non meno di un ora, se si rompe un gommino “ciao”.

Mi domando se progettano senza curarsi delle difficoltà di un intervento manutentivo o premurandosi di garantire il lavoro ai centri di assistenza.