Due strumenti di misura del livello dell’acqua installati nel serbatoio pensile di via Gorizia di Reggio Emilia.
Il serbatoio, realizzato fra il 1957 ed il 1964 su progetto dell’ing. Gianfranco Rossi di Bologna, ha uno stoccaggio di 1’000 m3 d’acqua a 50 metri di altezza ed è il primo serbatoio pensile realizzato in città. Nello stesso periodo, accanto al serbatoio pensile, furono costruite anche 2 vasche interrate da 2’000 m3 ciascuna, anch’esse ancora oggi in funzione, alimentate da 5 pozzi perforati in località Case Corti nel comune di Cavriago. Nel dicembre 2019, durante i lavori di restauro interno della vasca del serbatoio pensile, sono state rimosse due apparecchiature in disuso da anni, ed utilizzate per la misura del livello dell’acqua nel serbatoio.
Oggi sembra una cosa banale sapere quanta acqua è rimasta in un serbatoio, con le molteplici tipologie di sensori che l’elettronica offre (pressostati, ultrasuoni ecc.) ma un tempo non era semplice. Era impensabile ogni volta salire a piedi a 50 metri per vedere se il serbatoio fosse pieno o vuoto… certo però un bell’allenamento, e neppure aspettare che gli utenti rimanessero senz’acqua per realizzare che era vuoto. Uno dei sistemi più economici era quello di installare all’esterno del serbatoio, in un punto ben visibile da basso, una tavola graduata in decimetri con lo zero in alto. Accanto alla tavola si poneva un cavo, tenuto in verticale da un contrappeso, provvisto di un indice indicatore che scorrendo sulla tavola graduata segnava il livello. L’altra estremità del cavo, con varie pulegge, entrava nel serbatoio e terminava in un galleggiante adagiato sul livello dell’acqua. L’innalzamento del livello dell’acqua innalzava il galleggiante facendo abbassare il contrappeso e l’indice modificava la sua posizione sulla tavola graduata. La soluzione era facilmente realizzabile con un fai da te senza grandi impegni finanziari ma era necessaria la presenza di un operatore a terra che leggesse perennemente il livello.
Il passo successivo fu l’esigenza di collegare l’informazione del livello con l’avvio o l’arresto automatico della pompa che lo alimentava. Era necessario trasformare in impulso elettrico il valore del livello, come se l’asta graduata fosse la resistenza di un reostato e l’indice indicatore il suo cursore che si sposta da un capo all’altro della resistenza.
Il primordiale apparecchio per la misura di livello, installato presumibilmente negli anni ’60 in via Gorizia, non doveva a quel tempo costare poco, lo produceva la Bosco & C. di Torino, un oggetto cilindrico in acciaio al carbonio di 25 cm di diametro alto 13, da cui usciva una puleggia.
Su questa puleggia passava un cavo di acciaio che con un sistema analogo al precedente portava ai suoi estremi un galleggiante ed un contrappeso.
Agosto 3, 2022 at 6:27 pm
Sono un patito della tecnologia L’elettronica è una bella cosa ma è anche, come avete detto, un mezzo per succhiare soldi alla gente
Ricordo che negli anni 70 riuscivo a sistemare la vecchia caldaia a gasolio Ora ti cambiano la scheda che costa come un quinto della caldaia
Una cosa che mi affascinò negli anni 50, fu un caminetto che faceva girare il girarrosto a velocità regolabile in base alla temperatura Elettronica sofisticata? nemmeno per sogno
Semplicemente c’era una ventola sopra al camino che con un sistema di coppie coniche (primitive) faceva girare il girarrosto e più era caldo più la ventola girava veloce e non s’inceppava mai
come di dice: la necessità aguzza l’ingegno
Complimenti per il vostro sito che ho appena scoperto